minuti di scomodità n.1

 

Clara Scola

 

Opening domenica 27 Ottobre alle ore 18

27 Ottobre – 08 Dicembre 2019

 

ergonomia [er-go-no-mì-a]

1. Parigi: tra Rue de l’Abreuvoir e Rue Girardon è collocata la statua di Dalida (1933 – 1987). Bellissima e attraente, è posta all’incrocio, quasi fosse un monito o la concretizzazione di un desiderio; solo il seno, troppo accarezzato, ha perso la sua bronzea e scura patinatura per luccicare dorato al sole. 2. gambe del tavolo e colli di bottiglia: gli oggetti sono diventati più umani o sono gli umani a essere diventati più oggetti? Lasciando la risposta al silenzio, emerge il battito come pompa idraulica e la pressione aumenta così che valvole, tensioni e impulsi elettrici mettano in moto i sogni. 3. inumazione, tumulazione, cremazione: è proprio quando di comodità sembra non ce ne sia più bisogno, che la scelta tra un cuscino liscio o trapuntato in un legno austero o profumato, possa determinare la facilità al sonno eterno. Forse sono solo i morti a dover riposare bene, a necessitare del maggior numero di confort, affinché solo i vivi sappiano apprezzare le proprie scomodità. 4. da cucciolo il cane aveva una cuccia che lo proteggeva dal pavimento troppo freddo nella stagione invernale. Crescendo, al cane non venne sostituita una cuccia adeguata alle sue dimensioni, così che per stare dentro al piccolo vano, il poverino era obbligato a piegare acrobaticamente il collo. Abituato a dormire così, è ora adulto e ricerca la sua posizione di comodità incassandosi tra un angolo e un armadio troppo stretto. 5. per svolgere un’elegante serie di salti, la pietra deve essere accuratamente selezionata con una scrupolosità che sfiori la scientificità. Più che una pietra si deve cercare un’atleta: alta tra i 2 e 5 millimetri e ampia come il palmo che la lancia, deve offrire un perfetto equilibrio tra peso e velocità di lancio; è bene che essa calzi la mano del tiratore completandola come una protesi e un prolungamento del suo pensiero. 6. la crinolina, particolarmente in voga nel XVIII e XIX secolo, era una struttura rigida a “gabbia” che sosteneva e rendeva gonfie le gonne delle donne. Oggi tale impalcatura ci appare una prigione, un’armatura pesante e limitante anche per una semplice e breve camminata, eppure quanto un’umile contadina desiderava spassionatamente di vestire anche solo per una sera quella temibile corazza? 7. gli stivali de Il gatto con gli stivali. 8. per imparare a suonare uno strumento a corde, le dita devono premere formando una posizione a martello. Solo la musica può alleviare il dolore e lentamente far sì che i calli siano medaglie per suonatori esperti. 9. si dice che una delle cause della crisi dell’Impero Romano fosse l’eccesso dell’uso delle terme: l’indebolimento della fertilità maschile e la spossatezza muscolare generata dalle numerose e rilassanti sedute nell’acqua calda, hanno trasformato lo spirito pratico dei guerrieri e dei politici romani in infiacchiti poltroni dediti a sollevare delizie invece che spade. 10. in Cina l’orario di lavoro è di 24/24h, eppure solo in Cina si dorme in orario di lavoro.

  

 

Luisa Turuani

 

 

Il pendolarismo è un fenomeno sociale che consiste nel duplice spostamento quotidiano, o a diversa cadenza temporale, di persone che si muovono tramite trasporto pubblico dal proprio luogo di residenza al luogo di studio, lavoro o ad altra destinazione. Il pendolare sviluppa capacità di adattamento, concentrazione e sopportazione che migliora con il tempo, con i viaggi e con l’esperienza. Avanti e indietro ogni giorno per arrivare al posto dove lo aspetta una sedia d’ufficio, una scrivania e probabilmente un computer.

Si alza dal letto, si siede in treno, si alza dal treno si siede in ufficio. Intanto in lui qualcosa muta, il suo fisico risente della mancanza di comfort poiché è sottoposto ad assumere posizioni rigide e “costrette” in treno, pullman, metro o tram. Solo una volta giunto a casa, può affossare il suo corpo in un comodo divano o una morbida poltrona, ma come insegna Bruno Munari, non è scontato che le poltrone che abbiamo nelle nostre abitazioni siano comode (Ricerca della comodità in una poltrona scomoda, 1944).

In minuti di scomodità n. 1, si assiste ad una danza senza musica, una coreografia di forme e posizioni, dove gli unici suoni sono i rumori dei corpi contro le sedute di un treno e il brusio del contesto. I quattro performer in pochi minuti di tempo devono ricercare una posizione di comodità ideale e contemporaneamente far assumere al corpo pose improbabili, quasi acrobatiche, cercando di raggiungere una possibile situazione di comodità. L’intento è quello di forzare la muscolatura del loro corpo per assumere delle posizioni assolutamente scorrette e differenti rispetto a quelle che le norme di comportamento ci impongono di avere sui mezzi pubblici. Perché non fare il viaggio a testa in giù o a gambe incrociate? Perché non uno sull’altro? Pancia come cuscino, schiena come poggia gambe.

Durante la performance è richiesto ai “passeggeri temporanei” di provare almeno dieci sedute differenti, sempre comunque con l’unico scopo di cercare la comodità assoluta, giocando con il design del sedile e l’educazione della postura eretta come socialmente accettata. Solo osservando attentamente i volti dei contorsionisti si riesce a capire che questo danzare sui sedili è proprio l’inverso di una comodità reale, si decontestualizza, defunzionalizza l’utilizzo comunemente condiviso del sedile. La tensione dei corpi si percepisce sempre di più con l’aumentare della complessità dell’unione dei corpi.

  

 

Clara Scola

 

 

Clara Scola (Lecco, 1994) vive e lavora tra Milano e Bergamo.

Nel 2017 si laurea in Nuove Tecnologie per l’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo. Attualmente frequenta il Master in Visual Cultures and Curatorial Studies all’Accademia di Brera di Milano. Durante gli anni di studio, sviluppa una forte dualità tra pratica curatoriale e produzione artistica; tale binomio converge in progetti dove l’indagine si concentra nel rapporto tra il corpo e lo spazio pubblico e privato, analizzando e rielaborando i contesti nel quale azioni e reazioni si compiono. Artista e curatrice indipendente, inizia nel 2016 con il suo primo progetto curatoriale: HOMECOMING, un totale di 5 mostre itineranti tra Italia e Albania. Più recentemente ha curato Fantastico Capriccio, la prima personale di Ariel Heller e Luca Marcelli presso Vaku Project Space (Bergamo), spazio no profit col quale collabora come freelance da tre anni.